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Blasone Episcopale Vicentino

Mons. Tullio Motterle

I miniaturisti esistono ancora. Appartati, solitari, un po’ schivi come chi sa di essere fuori del tempo e si sente, ma non senza orgoglio, anche fuori moda, impiegano le ore a strappare ai vari inchiostri, alle esilissime foglie d’oro i colori che “illuminano” le pergamene. “Alluminare” è il bel verbo che     usa Dante per quest’arte, derivandolo dal francese, ma tosto lo integra di suo, a definirne poeticamente il risultato, con l’altro che mette in bocca a Oderisi, miniatore di Gubbio: più ridon le carte/ che pannelleggia Franco bolognese (Purgatorio XI. 83.). Continua a leggere

Capriccio Palladiano

E’ una Vicenza magnifica e “autenticamente falsa” quella che fa l’occhiolino da Capricci palladiani, opera pittorica di Toni Vedù raccolta in un raffinato trittico dall’editore Gilberto Padovan e da questi giorni disponibile: tre tavole, preziose riproduzioni a stampa da acquerelli, nelle quali il  noto artista e illustratore si diverte a immaginare scorci di una Vicenza “virtuale”. Continua a leggere

Le Quattro perle di Andrea Palladio

“Quattro fogli illustrano, sia pur brevemente, quattro tra le più significative creazioni di Andrea Palladio, esistenti a Vicenza. Approdi di un artista eccelso, queste opere – le Logge della Basilica, il Teatro Olimpico, il Palazzo Chiericati, la Rotonda – si collocano a buon diritto nel firmamento delle architetture di più pregnante forza espressiva prodotte dal secondo Rinascimento non solo in Italia”. Continua a leggere

Grande panorama a stampa di Padova

L’editore Gilberto Padovan, invitato dal Rotary Club Contarini, ha presentato il grande panorama di Padova.

E’ un desiderio antico quello di voler completare dall’alto una città tutta intera,un desiderio che solo noi moderni, viaggiando con l’aereo, siamo riusciti ad appagare. Un tempo erano i pittori o gli incisori a fornire vedute panoramiche, più o meno vicine al vero. Per Padova questo tipo di produzione iconografica si può far cominciare dall’immagine trecentesca della città, cinta dalle turrite mura carraresi, che Giusto de’ Menabuoi affrescò nella cappella Belludi della Basilica del Santo e si può considerare interrotta nel 1856, dopo la veduta prospettica del Putti. Causa determinante di tale interruzione fu l’avvento della fotografia, potente e sicuro mezzo di documentazione, che fece perdere l’interesse per la stampa panoramica. Continua a leggere